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Talento e pratica non bastano… senza sonno!

Forse hai già sentito parlare della regola delle 10.000 ore di pratica per eccellere in una certo ambito della vita.
È diventata popolare con la pubblicazione del libro “Outliers - The Story of Success” (in italiano: “Fuoriclasse - Storia naturale del successo”) del sociologo e giornalista canadese Malcolm Gladwell.

L’autore sostiene che alcuni fuoriclasse, quali i Beatles o Bill Gates, sono diventati tali soprattutto grazie ad un allenamento costante e volontariamente deciso di almeno 10.000 ore. Gladwell spiega che l’allenamento non è tutto e che serve altro, ma ha comunque scritto che 10.000 ore sono il “numero magico”.

È arrivato a questa conclusione partendo da uno studio pubblicato nel 1993 da Karl Anders Ericsson, psicologo e autore di numerosi studi di riferimento sulle prestazioni d'élite. Ericsson è stato il primo a parlare dell’importanza della pratica volontaria nell’acquisizione di prestazioni eccellenti.

Nel suo studio, Ericsson ha esaminato le abitudini di un gruppo di violinisti dell'Accademia Musicale di Berlino. Tutti avevano cominciato a suonare il violino all’età di 5 anni, tutti sembravano piuttosto portati per lo strumento e tutti, inizialmente, avevano dedicato alla pratica approssimativamente lo stesso tempo. Ma con il tempo erano emerse delle differenze nella durata della pratica. A 20 anni, i violinisti migliori avevano suonato per una media di 10 mila ore ciascuno, con una media di 3,5 ore al giorno, in genere in tre sessioni separate di 60-90 minuti ciascuna. Mentre i violinisti bravi, ma non straordinari, non avevano superato le 4 mila ore e si erano esercitati in media per 1,3 ore al giorno, senza interruzioni.

E la sua conclusione è stata che “Molte caratteristiche che si credevano associate a un talento innato sono in realtà il risultato di una pratica fatta nell’arco di almeno dieci anni”.

Lo studio analizza anche altre abitudini di questi violinisti, tra cui il risposo. Ericsson ha scoperto che i top-performer non solo facevano pratica per più tempo, ma riposavano anche molto più dei loro colleghi bravi, ma non d'élite. I violinisti migliori erano soliti dormire ogni notte un'ora in più rispetto ai loro colleghi meno bravi. Ed erano anche molto più inclini a fare un riposino tra le sessioni di pratica, quasi tre ore di sonnellini alla settimana.

Contrariamente alle credenze comuni, sono moltissimi anche gli imprenditori e i manager di successo che hanno capito l’importanza del riposo per l'alta prestazione. Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ha dichiarato: “Il segreto del mio successo è dormire 8 ore per notte. Penso meglio. Ho più energia. Il mio umore è migliore”.

E nel mondo dello sport, i campioni non fanno mistero di dormire molto per recuperare la fatica e lo stress a cui sono sottoposti. Cristiano Ronaldo ha avuto un coach del sonno per capire esattamente cosa fare per trarre i massimi benefici dal sonno e in una intervista alla Gazzetta dello Sport ha dichiarato di dormire 8 ore per notte e di fare più riposini anche durante il giorno.

Usain Bolt, quando era ancora in attività, aveva dichiarato: “Il sonno è importantissimo per me... Ho bisogno di riposare perché il mio corpo assorba l'allenamento a cui lo sottopongo”.

All’Università di Stanford è stato condotto uno studio su 11 studenti ventenni della squadra di basket maschile.

I ragazzi hanno mantenuto il loro abituale programma sonno-veglia per un periodo di 2-4 settimane seguito da un periodo di 5-7 settimane in cui è stato chiesto loro di rimanere a letto per almeno 10 ore ogni notte. Dopo l’estensione del sonno i ragazzi hanno dimostrato uno sprint più veloce, una migliore precisione al tiro, con una percentuale di tiro libero migliore del 9% e una percentuale di canestri da tre punti migliore del 9,2%. Sono calati i tempi di reazione e la sonnolenza diurna. È aumentato il vigore ed è calata la stanchezza. I ragazzi hanno riportato anche un miglioramento complessivo del benessere fisico e mentale durante gli allenamenti e le gare.

Quindi il sonno ottimale è fondamentale per raggiungere il picco delle prestazioni atletiche.

In conclusione, non è sostenibile lavorare ai propri obiettivi 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Il successo è un maratona, non uno sprint di poche centinaia di metri! Per poter assimilare e consolidare informazioni e abilità serve un impegno prolungato nel tempo, che necessita di coerenza, determinazione e rispetto della propria biologia.

(f.to Diego Sommavilla)

 

(Fonti: Ericssen; Stanford; La Gazzetta dello Sport)

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